Espatrio Vivere all'estero

Arrivederci Asia: Hong Kong, Tokyo, Taipei, Shanghai e la gratitudine di ogni giorno.

Arrivederci Asia
Written by Veronica Marocco

Arrivederci Asia! Anche se non avrei mai immaginato di dirlo, non ora, almeno. Ma i nostri progetti, come quelli di molti, sono cambiati.

Siamo tra quelli cui il Covid-19 ha decisamente cambiato la vita. In meglio, o in peggio, non lo sapremo mai. Semplicemente, dovevamo andare in un posto (e restare in questo continente ancora un po’, sicuramente sul lungo periodo) ed invece andremo in un altro. In una cittadina di circa trentamila abitanti, dopo anni passati fra grattacieli e metropoli.

Vi avevo lasciato col racconto della mia quarantena a Shanghai, insieme alla bimba, appena tornate dall’Indonesia, e del mio periodo balinese, fino a che la situazione virus (e frontiere!) non si era complicata anche lì.

Arrivederci Asia! Anche se in questi anni ho imparato che nella vita davvero non si sa mai, e che dunque un giorno potremmo tornare, andare, ripartire.

In questo enorme continente ci siamo spostati tanto, in dieci anni. Il nostro lavoro era di quelli che ti portano a traslocare ogni due o tre anni, e di questo, lo ammetto, ho un po’ patito. Nel mio calendario dell’espatrio, ci vuole almeno un anno per stabilirsi davvero in un posto, capire come funzionano le cose, dove fare la spesa. Per stringere amicizie e capire quali persone siano più affini a te… quelle che ti porterai dietro una volta partiti.

Hong Kong, Tokyo, Taipei e Shanghai: quattro giganti, quattro modi di vivere diversi, quattro periodi della vita.
Una delle domande che ci fanno più spesso è proprio questa: “Ma dove vi siete trovati meglio?”.
Ed io non so rispondere: perché lo sappiamo tutti, il posto perfetto non esiste. Ed io, dopo i primi mesi di shock culturale, sono stata fortunata. Sono stata contenta ovunque. Ovunque ho avuto momenti di sconforto, ostacoli lungo il percorso, periodi duri e durissimi. Ovunque sono stata felice, ho incontrato persone meravigliose, approfittato di tutto quello che la vita mi offriva, una vita cui ho imparato ad essere grata ogni giorno. Ed anche questo è stato un insegnamento tutto orientale.

Ad Hong Kong siamo arrivati giovincelli: si lavorava tantissimo, si viveva in un appartamento piccino piccino, dove ci limitavamo a fare colazione. Siamo arrivati con i nostri due working visa, senza essere sposati. Ad Hong Kong siamo usciti, tanto, abbiamo approfittato di ogni junk boat, di ogni ristorante stellato, di ogni volo per la Thailandia o per altri paradisi tropicali a poche ore di volo. Ci siamo sposati con rito civile e abbiamo fatto una festa bellissima con settanta persone, solo amici. Abbiamo capito perché tutti gli stranieri che ci vivono stabilmente la chiamino Home Kong.

A Tokyo abbiamo cambiato ambiente: meno facile fare amicizie, clima un po’ più ostile, nuove sfide. Siamo arrivati in una delle città più grandi al mondo, ma l’inglese era scomparso. Sono andata a scuola di giapponese per nove mesi, per quattro ore al giorno, ed ho trovato lavoro anche io. Tokyo, il Giappone, sono stati gli anni della pazienza, della scoperta di una cultura straordinaria, della raffinatezza e di un altro tipo di vita, più discreta, più riflessiva.
A Tokyo siamo diventati tre.

A Taipei abbiamo iniziato col botto: sono arrivata al settimo mese di gravidanza, neanche il tempo di sistemarmi che è nata la nostra Beatrice, nell’unico giorno freddo di un inverno fin troppo mite. A Taipei ci siamo scontrati con l’essere genitori per la prima volta, e lo sconvolgimento che questo comporta. A Taipei abbiamo scoperto che anche una città apparentemente bruttina, dal lifestyle poco invitante, possa rivelarsi casa, e famiglia.

Abbiamo trovato amici stupendi che sono stati una seconda famiglia per due anni. Abbiamo conosciuto meglio Taiwan e la sua storia, che ci rimarranno sempre nel cuore. Una città a misura di bambino, piena di aree gioco gratuite, senza barriere architettoniche per chi va in giro in passeggino, sempre carica di sorrisi e regalini per la nostra bimba, da parte di sconosciuti gentili. I Taiwanesi sono semplici, educati, gentili, accoglienti.

A Taipei fa sempre caldo e umido e allora si va in giro in ciabatte e pantaloncini e a nessuno frega nulla, tanto poi sicuro piove a dirotto e dunque chi se ne frega.

A Taipei io tornerei domani.

Shanghai è stata facile, con i suoi pagamenti WeChat e le consegne a casa in poche ore anche per uno spillo.
A Shanghai c’era e c’è tutto. Una comunità expat enorme. Eventi, arte, ristoranti, attività per ogni gusto ed età. Lo specchio di un paese immenso, la capitale economica, il simbolo di un popolo che ad ogni costo ha inseguito il Sogno Cinese, una città che oggi ospita uno dei centri finanziari più grandi del mondo dove pochi anni fa c’erano solo risaie. E questo orgoglio lo senti ovunque. Corona virus o meno.

È stata anche la più difficile, la più spigolosa da affrontare. Quella dove in certi periodi dell’anno la rete si oscurava qualche giorno, dove avevi l’impressione di essere un po’ osservato. Dove per la prima volta bisognava fare attenzione a quello che dicevamo.

E insomma, dieci anni sono passati, ed io sono felice cosí (se riuscirò ad uscire dalla Cina a breve, ma questa è un’altra storia).

Veronica, Cina

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Author

Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, sapevo che prima o poi sarebbe arrivata l'occasione di partire! Quello che non avrei mai immaginato invece, era partire dalla Francia per fare tappa ad Hong Kong, Tokyo, Taipei, Shanghai. Dopo un breve "Francia-bis", ripartire poi per Doha e, infine (per ora) Marrakech. Nel frattempo, da due siamo diventati quattro, e le nostre avventure non sono ancora finite!

6 Comments

  • Ciao Veronica! Non ti ho mai scritto ma appena posso ti leggo.
    Mi è piaciuto molto il “riassunto” che hai fatto di questi anni, mi ci sono un po’ rivista, anche noi siamo diventati genitori spostandoci da una parte all’altra. L’Asia non la conosciamo, a me incuriosisce molto, mio marito ci è stato per qualche anno quando era “signorino”.
    Muoio dalla curiosità di sapere dove andrete adesso. Un paese di trentamila abitanti…è piccolo.Vi auguro di essere felici anche lì.

    • Grazie Eleonora per il tuo commento! e per i tuoi auguri. L’avventura continua 😉

  • Ciao.
    Con lo spirito che ti ritrovi, sono sicura ti troverai bene OVUNQUE. Perchè è sempre il “dentro” che fa la differenza. E poi sei in buona, anzi ottima compagnia: la tua famiglia!
    Ciao

  • Ciao Veronica,
    Io ho vissuto 5 anni a Nanjing, io sono sposato, ho portato mia moglie (italiana) in Cina, ho viaggiato in moto in lungo e in largo andando anche a pernottare in casa di gente che ha avuto pietà di 2 motociclisti bagnati fradici (io è un mio amico francese).
    Andare via dall’Asia é più dura che andarci, l’ho provato sulla mia pelle ora che sono in Germania, cerca sempre di essere connessa a chi ti é stato amico in questi anni, il tutto diventerà meno difficile.
    Buona partenza.
    Daniele

    • Grazie Daniele! Si, sicuramente quando parliamo di shock culturale non pensiamo che possa esistere anche in quello che per noi è “l’altro senso”: quello del tornare a casa o, quanto meno, in Europa. Sicuramente faremo di tutto per mantenere i contatti… e qualche visita ogni tanto 😉

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